lunedì 24 ottobre 2016

UN-DOS-TRES...TAPAS!!!



MTC numero 60 che vai, Paese che trovi!

Nella fattispecie questo mese ci immergiamo nella caliente España, grazie alla nostra catalana preferita, la Mai  che, sbaragliando la sfida precedente, ha automaticamente vinto la corona di terzo giudice, regalandoci una sfida stupenda: le tapas!!!!


Ohibò! E chi non le conosce?!? E chi non giubila di fronte al liberatorio rito dell’aperitivo?!?!
Più o meno tutti, ma, oltre alla curiosità di immergersi nelle tradizioni di un altro popolo, le conosciamo davvero bene queste tapas?

Ecco, qui la Mai ci ha aperto gli occhi (normalmente foderati di prosciutto di Parma) facendoci provare il modello “pata negra” e ci ha insegnato che:
il termine “tapas” è qualcosa di estremamente generico che indica quei meravigliosi stuzzichini che oggigiorno (altrettanto genericamente) va di moda catalogare come “finger food”.

In realtà questi bocconcini di accompagnamento alle bevande di turno (cerveza, vino o quant’altro) si dividono in 3 categorie ben precise:

·     1) le “tapas” vere e proprie: cioè piccole porzioni di un piatto normalmente servito come primo o secondo (per esempio paella, piuttosto che zuppa di pesce ecc…), da consumare seduti e che quindi necessitano di un piattino/coppetta per essere servite.

·      2)  I “pinchos”, vale a dire bocconcini di qualsiasi cosa ci possa passare per il cervello, basta che siano rigorosamente infilzati su uno stuzzicadenti, in modo da consumarli in un boccone, normalmente in piedi appoggiati al bancone del bar. Va da sé che quindi in questo caso la consistenza del boccone è l’aspetto fondamentale della questione.

·      3)  I “montaditos”, cioè fettine di pane o piccoli panini farciti in milioni di modi diversi.
L’essenziale quindi in questo caso è la qualità del pane che si deve sposare al meglio con l’accompagnamento prescelto.


Detto questo, appena scoperta la sfida del mese, la mia mente si è subito rituffata nei ricordi dell’unico viaggio (fino ad ora) fatto in Spagna, qualche anno fa, in un torrido agosto.
Il pretesto: andare a trovare una cara cugina trasferitasi da diverso tempo in quel di Málaga.

Il lato positivo: la curiosità di vedere e conoscere un Paese mai visitato prima, lo spirito di avventura, godersi le vacanze fino in fondo.

Il lato negativo: pochi giorni a disposizione, un caldo inconcepibile, 1880km all’andata e 1880km al ritorno: in macchina.

E perché mai?!?!!?!?!?!?!
Si chiederanno i sani di mente.

Perché mai non prendere un comodo aereo low cost di quelli che ti tirano nella schiena?!!?
Si chiederanno i faciloni.

Perché noi siamo noi (Marchese del Grillo docet) e ci piace complicarci la vita, e visto che uno su quatto aveva problemi con l’alta quota abbiamo optato per il viaggio più  on the road che si possa immaginare….

Partenza (intelligente) di notte, un saluto veloce agli autogrill delle autoroutes françaises e all’alba siamo a Barcellona.

Riusciamo anche a prendere subito una multa su una superstrada perché i passeggeri dietro erano senza “cinturón” (e meno male che non ci hanno fermato pochi km prima, quando uno dei due aveva visto bene di abbattere i sedili dietro per sdraiarsi “comodamente” tra i bagagli e dormirsela un po’…).

Poi tappa a Tarragona con pernottamento.

Poi ripartenza lungo la Costa del Sól, tra paesaggi desertici, soste maleodoranti (perché gli autogrill in Spagna odorano così male?!?!? Il quesito è rimasto irrisolto) e una cerveza dietro l’altra fino ad arrivare laggiù in fondo, poco prima di Gibilterra, nella caliente ed accogliente Andalucía.

Málaga è stata una bellissima scoperta, bella e vivace città, visitata tra l’altra nel pieno della sua feria, parata quindi a festa e sempre pronta a divertirsi.

Bellissima esperienza e, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’ennesima riprova che Spagnoli e Italiani hanno molto in comune, nonostante ci divida un bel po’ di Francia, e molto poco in comune con i reciproci “cugini” confinanti!! ;-)

Al ritorno tappa nella splendida Valencia e poi dritti a Barcellona.

Sudorazione a mille, birra a fiumi, bocadillos, sarde alla brace, tapas, viño tinto, porra e chi più ne ha più ne metta.

Un viaggio “della speranza” per le condizioni abbastanza estreme, ma che ricordo con vero piacere.

Tante cose sono cambiate da allora, eravamo più giovani, belli e senza figli.

Ora siamo: giovani (!!), bellissimi (!!!!) e con figli: abbiamo del valore aggiunto, insomma, e dei piacevolissimi ricordi spagnoli!

E allora, per la sfida di Ottobre, c’erano: un montadito, una tapa e un pincho.

C’erano tre città: Tarragona, Malaga e Valencia e un’estate rovente.

Chi porta da bere?!?


EL MONTADITO DE TARRAGONA: PA AMB TOMAQUET I PERNIL
Sottotitolo: “Mai, se sbalio mi corigerai”.



Città costiera della Catalunya di Mai, Tarragona dal 2000 è stata dichiarata sito Unesco, soprattutto grazie al pregio delle sue rovine di epoca romana.
In ricordo di questa bella cittadina, un montadito composto alla base da “pa amb tomàquet” (pan con tomate) e farcito con prosciutto crudo: non avendo a disposizione quello iberico, ho optato per un San Daniele nostrano, dal sapore più deciso rispetto al Parma.

Ingredienti
Fette di pane
Spicchi di aglio
Pomodori maturi
Olio evo
Sale
Prosciutto crudo San Daniele

Tostare le fette di pane fino a doratura. 
Strofinare con lo spicchio di aglio; tagliare a metà un pomodoro e strofinarlo sopra la fetta di pane in modo che rilasci il succo e vada ad imbibire la base. 
Regolare di sale e aggiungere un filo d’olio.
La “bruschetta” spagnola sarebbe già a posto così, se vogliamo strafare la farciamo come più ci piace; io ho optato per il prosciutto crudo e qualche mini fettina di peperoncino piccante.


LA TAPA MALAGUENA: AJOBLANCO CON UVAS



Una delle cose che più ho amato gastronomicamente parlando: la presenza assidua di queste zuppette fredde, in risposta a quelle calure intensissime che francamente non mi aspettavo così potenti!
Ma d’altra parte, dall’altra parte del mare (e si vede) c’è la costa marocchina: qualcosa vorrà pur dire….

Ingredienti
100gr di mandorle pelate
150gr mollica di pane
2 spicchi di aglio
Acqua a temperatura ambiente
50ml olio evo
20ml aceto bianco
Acqua a temperatura ambiente
Sale
Uva dolce per accompagnare

Ammollare la mollica con l’acqua. Poi strizzarla.
Nel bicchiere del mixer inserire le mandorle, la mollica, gli spicchi di aglio, olio, aceto, sale.
Un po’ di acqua e cominciare a frullare.
Aggiungere acqua continuando a frullare fino a raggiungere la consistenza desiderata: potrà essere più cremosa se servirà come salsa di accompagnamento o più fluida se servita come zuppa.
Aggiustare di sale e servire con gli acini di uva privati dei semi e un filo di olio.
Il contrasto tra il sapore intenso e piccante dell’aglio e la dolcezza dell’uva è la caratteristica principale di questa preparazione!


EL PINCHO VALENCIANO: LA TORTILLA



Messa un attimo da parte la mitologica paella che meriterebbe un  ampio capitolo a sé stante, a Valencia sono anche estremamente affezionati alla tortilla, che comunque è assiduamente presente in tutto il Paese.
Trattasi dell’ hermana della nostra frittata di cipolle, qui anche con la felice presenza delle patate e, dovendo trovare la differenza sostanziale, forse più curata e amorevolmente custodita.
Perfetta, una volta stemperata, per essere tagliata in porzioncine e infilzata!

Ingredienti
3 patate
1 cipolla
4/5 uova
Olio evo
Sale

Sbucciare e affettare le patate; idem con la cipolla.
In padella: coprire il fondo con l’olio, fare scaldare, quindi aggiungere le patate, le cipolle, distribuire bene e salare. Lasciare cuocere, con coperchio, fino ad ammorbidire il tutto, mescolando di tanto in tanto.
In una terrina mettere le uova e il sale: sbattere e quindi aggiungere le patate e le cipolle scolate da gran parte dell’olio. Mescolare per bene.
Nella padella di prima lasciare un po’ di olio, scaldare, versare il nuovo composto e cuocere, girandolo due/tre volte, fino a che il centro risulti cotto (fare la prova coltello!).
Per girare la tortilla aiutarsi con un piatto o un coperchio della giusta dimensione.
Una volta stemperata, tagliare nella forma che più ci piace e infilzare negli stuzzicadenti, decorare con una foglia di basilico.





Con queste tapas "simboliche" ringrazio Mai per l'idea e partecipo all' #mtc60!




2 commenti:

  1. Ecco, brava, l'ajoblanco lo cercavo. Ora avrò una ricetta da provare.
    Grazie per la tua caliente partecipazione

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  2. " pa amb tomaquet i pernil" Perfetto!!!
    Questa era molto frequentemente la colazione e la merenda, perché il Pa amb tomaquet è come il nostro stendardo culinario (quelli dei poveri, quelli che sanno mangiare però!) nasce sempre da una necesità, quella di ammorbidire il pane secco! Poi noi abbiamo anche dei pomodori a posta per questo, li chiamiamo "tomacons" e sono piccoli e molto saporiti con la pelle più spessa e durano tutto l'inverno apessi in cantina come chi appende i pani da stendere in fili vicino al sofito. Ce chi li conserva in scatole ma io li ho visto a pesi tutta la vita a casa mia.
    E anche tu sei de le poche con una tappa "liquida"! Bemvenuta con il tuo aio blanco, io ne portei bere a litri, d'estate però. Hai fatto benissimo a scegliere l'uva. Come hai fatto benissimo a fermarti a Valencia e pinchar questi cerchi di tortilla, brava non uno tre!!! Sei stato un tesoro mi hai fatto un giro dalle mie parti e anche più in giù con tapas semplici ma autentiche!
    Gracias Viviana!

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