Pagine

lunedì 24 novembre 2014

I muffins del Colonnello Buendia




Quando ho letto il tema della sfida MTC di Novembre proposta da Francesca  immediatamente i due neuroni hanno cominciato a rimbalzarsi l’immagine di Macondo che la mia fantasia di 15enne aveva prodotto quando scoprii per la prima volta l’universo magico di Gabriel Garcia Marquez.


E’ stato come un fulmine.



Poi ho pensato ad altri “mille” romanzi che mi hanno emozionata, ad altre “tremila” canzoni che hanno risuonato nella mia testa e nel mio cuore per anni o solo per qualche settimana; ma nessuna di queste ipotetiche alternative è riuscita ad imporsi sulla prima scelta “di pancia”.

Quell’ indescrivibile atmosfera di incanto che ho vissuto immergendomi nelle vite della famiglia Buendía non la posso paragonare a nient’altro.

E’ un sentimento di meraviglia, recuperato attraverso il ricordo di me a quindici anni con in mano quel libro che in tanti (me compresa) definiscono “capolavoro”, ma che ebbe anche dure critiche, a cominciare da quella illustre di Pier Paolo Pasolini.

A prescindere però dalle questioni meramente tecniche, nelle quali per carità non mi voglio addentrare, ho voluto concentrarmi proprio sul ricordo delle sensazioni che quella lettura mi ha suscitato.

Addentrarmi nelle contorte vicissitudini di ben sette generazioni di Buendía, deliberatamente tutti con nomi simili, se non uguali in diversi casi e di conseguenza nella parabola dell’ immaginifico paese di Macondo, fondato, portato al suo apice di ricchezza e poi cancellato dalla furia di un vento apocalittico giusto dopo un centinaio di anni, mi hanno immersa nel cosiddetto “realismo magico”, simbolo dello stile di Marquez.

Mai definizione poteva essere migliore: i protagonisti del romanzo potrebbero infatti essere persone reali, con le loro ambizioni, le loro manie, i loro difetti, le loro smanie, ma vivono circondati da manifestazioni surreali, a volte da episodi ultraterreni, in un’aura di sottile magia che pervade tutto e tutti.

E’ questa a parer mio la grande forza del romanzo: quella di filtrare le bassezze degli uomini attraverso un velo di magia, che serve a rendere più tollerabile le miserie delle guerre e del profitto a tutti i costi, rappresentato ad un certo punto dall’arrivo violento a Macondo della compagnia bananiera americana.


Tra gli innumerevoli personaggi che popolano il romanzo uno su tutti: il colonnello Buendía, eroico, ma chissà poi quanto, che passa il tramonto della sua vita a fabbricare pesciolini d’oro.


“(…) Allora il colonnello Aureliano Buendia levò la sbarra, e vide slula porta diciassette uomini dei più diversi aspetti, di tutti i tipi e colori, ma tutti con un fare solitario che sarebbe stato sufficiente per individuarli in qualsiasi angolo della terra. Erano suoi figli. Senza mettersi d’accordo, senza conoscersi tra loro, erano arrivati dai più nascosti angoli della costa, attirati dagli echi del giubileo. Tutti portavano orgogliosamente il nome di Aureliano, e il cognome della loro madre. Durante i tre giorni che rimasero in casa, con grande soddisfazione di Ursula e scandalo di Fernanda, causarono trambusti di guerra. Amaranta cercò tra antiche carte il libretto dove Ursula aveva annotato i nomi e le date di nascita e di battesimo di tutti e aggiunse nello spazio che corrispondeva a cadauno il domicilio attuale. Quella lista avrebbe permesso di fare una ricapitolazione di vent’anni di guerra. Vi si sarebbero potuti ricostruire gli itinerari notturni del colonnello, dal giorno in cui se ne era andato da Macondo alla testa di ventun uomini verso una ribellione chimerica, finché non era tornato per l’ultima volta nella coperta indurita di sangue. Aureliano Secondo non si lasciò sfuggire l’occasione di far festa con i cugini con una strepitosa gozzoviglia di champagne e fisarmonica, che si interpretò come una ritardata sistemazione di conti col carnevale sciupato dal giubileo. Fecero a pezzi mezzo vasellame, distrussero i rosai inseguendo un toro per dargli di cappa, uccisero le galline a schioppettate, obbligarono Amaranta a ballare i valzer tristi di Pietro Crespi, riuscirono a fare infilare un paio di pantaloni da uomo a Remedios la bella per farla salire sulla cuccagna, e fecero entrare in sala da pranzo un maiale spalmato di sugna che buttò per terra Fernanda, ma nessuno si lamentò dei danni, perché la casa fu scossa da un terremoto di buona salute. Il colonnello Aureliano Buendia, che sule prime li aveva ricevuti con diffidenza e aveva messo perfino in dubbio la filiazione di qualcuno di loro, si divertì alle loro mattane, e prima che se ne andassero regalò a ognuno un pesciolino d’oro”.

E’ difficile spiegare a parole “Cent’anni di solitudine”: è come un gigantesco affresco, dalla potenza evocativa infinita, che ognuno può declinare a modo suo, attraverso le proprie sensazioni: non per niente ha influenzato per anni diversi artisti, dall’inarrivabile Fabrizio De André ai più popolari Modena City Ramblers, che pubblicarono un album proprio dedicato al romanzo (album che ovviamente io possiedo ancora, ovviamente su cassetta, quindi inascoltabile ormai…..!!!!).

Ispirandomi quindi alle atmosfere magiche di Macondo, che si capisce trovarsi relativamente vicino alle coste caraibiche della Colombia, ho provato ad immaginare i profumi che potevano uscire dalle cucine dei suoi abitanti: per i muffins salati quindi avocado, peperoncino, lime e i gamberetti a simboleggiare i pesciolini del Colonnello; per i mini-muffins dolci cocco, caffè (quello colombiano pare essere il migliore al mondo) e un sentore di banana ad accompagnarli.


Ecco le mie proposte per l’ MTC di Novembre: i muffins del Colonnello Buendía.


MUFFINS AI GAMBERETTI, LIME E PEPERONCINO



Per 12 pz. (n.b. utilizzare tutti gli ingredienti a temperatura ambiente)
300gr farina 00
Sale fino (mezzo cucchiaino)
8gr lievito in polvere per salati
Un pizzico di bicarbonato
2 uova
50gr di polpa di avocado ridotta in purea
5 cucchiaio di olio evo
120gr netti di gamberetti sbollentati
Per la marinata dei gamberetti
Succo e scorza di 1 lime
1 piccolo peperoncino rosso fresco
Olio evo qb
Sale
Poi: 1 spicchio di aglio tritato e prezzemolo qb.

Cominciare dalla marinatura dei gamberetti: il giorno prima creare un’emulsione con l’olio, il succo e la scorza grattugiata del lime, sale e peperoncino fresco tagliato fine (compresi i semi) ed aggiungere i gamberetti precedentemente sbollentati: mescolare, chiudere il contenitore, porre in frigo e lasciare riposare fino al giorno dopo.
Il giorno prescelto estrarre il contenitore dal frigo, aggiungere l’aglio tritato e il prezzemolo e fare stemperare.
Quindi in una ciotola setacciare tutti gli ingredienti secchi per l’impasto; aggiungere quindi i liquidi, compresa la purea di avocado, e mescolare (con i famosi 10 giri di cucchiaio) fino ad ottenere un composto omogeneo. Quindi incorporare delicatamente i gamberetti scolati dall’emulsione.
Riempire i pirottini fino quasi ai bordo e cuocere in forno preriscaldato a 180 per 20/25 minuti.



Quindi estrarre e fare raffreddare su una gratella.




Ottimi per un aperitivo sfizioso, colpiscono prima con il profumo di lime e poi con il sentore di gamberetto e la sferzata di peperoncino.

Li ho accompagnati con una freschissima guacamole.





                                  **********************************************************


MINI-MUFFINS AL COCCO E CAFFE’




Per 24 pz. (n.b. utilizzare tutti gli ingredienti a temperatura ambiente)
200gr farina 00
80gr farina di cocco
100gr zucchero di canna integrale
½ cucchiaino di bicarbonato
8gr lievito per dolci
Un pizzico di sale
2 cucchiaini rasi di polvere di caffè
100ml latte
100gr burro morbido
2 uova

In una ciotola versare la farina di cocco, quindi setacciare gli altri ingredienti secchi, compresa la polvere di caffè; aggiungere i liquidi e mescolare fino ad ottenere un composto morbido ed omogeneo.
Versare nei mini-pirottini  e cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 20 minuti.


Estrarre, porre su una gratella a raffreddare e volendo accompagnare con chips di banana e una tazza di caffé o té.



Per le chips di banana, che possono essere uno stuzzicante snack anche per i bambini, le indicazioni sono puramente indicative, perché grazie alle intemperanze del mio forno mi si sono bruciacchiate quasi tutte…
Comunque: tagliare la banana a rondelle sottili, cercando di farle della stessa larghezza, quindi disporle sulla carta forno, spruzzarle con qualche goccia di limone e cuocere a 150°/160° per circa 50/60 minuti.

Inutile dirlo, ma lo dico: controllarle spesso!!! Devono asciugarsi e risultare croccanti.









Con queste proposte partecipo sull'onda dei ricordi all' MTC di Novembre:



10 commenti:

  1. Un libro che ho divorato ed amato e due interpretazioni interessantissime: belli, belli, belli!

    RispondiElimina
  2. Chi non porta nel cuore questo libro è perchè non lo ha letto!!!!!!!!!!!
    Belle interpretazioni, chissà come sarebbe quella banana affumicata magari con foglie di caffè!!:))
    Cosa non darei per scoprirlo......mi metto a caccia, devo sapere se si possono usare le foglie del caffè!!;)))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco Fabiana, tu vieni da un altro pianeta....o forse da Macondo!!!!
      A me certe idee non vengono neanche per sbaglio....
      Grazie!!

      Elimina
  3. Hai fatto due muffins fantastici. E non poteva essere diverso vista la fonte di ispirazione (letto non so quante volte) e la tua bravura.
    Fin qui tutto normale, se non fosse per tanti piccoli particolari che hanno reso le tue ricette veramente speciali.
    Penso alla marinatura dei gamberetti, e l’abbinamento col lime e peperoncino (questi li provo!!), nella versione salata.
    Penso alla polvere di caffè, alla farina di cocco e a quelle golosissime chips di banane per la versione dolce.
    Grandissima!!
    Grazie infinite!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma de cheeee?!?!?!
      Grazie ovviamente a te!!!
      Le tue ricette-base rendono i muffins semplici da fare e specialissimi da gustare, grande Francy!!

      Elimina
  4. non potevano che uscire dei capolavori bravissima sono uno spettacolo

    RispondiElimina
  5. Non conosco il libro, ma ho adorato fin da subito entrambe le ricette.
    Quei sentori caraibici, che be si distinguono l'uno dall'altro, sia nei dolci che nei salati, devono essere idilliaci e da assaporare ad occhi chiusi sognando di stare su una bianca spiaggia all'ombra di un ombrellone di banano! Complimenti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che bella immagine Monica, in una giornata come oggi è quello che ci vuole!!
      Felice di avertela suggerita, e mi raccomando: leggi il libro!!! ;-)

      Elimina